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Piacenza

Nonostante tutto la amo. Nonostante tutto perché mi ha dato e mi ha tolto ma, come si sa, i grandi amori sono sempre conflittuali. Di Piacenza riesco ad amare fin la calura estiva, umida ed insopportabile, le zanzare, la nebbia, la gente schiva e diffidente. E questo è davvero un atto d’amore perchè chi ci conosce, noi piacentini, sa che siamo gente un pó spinosa.

La mia città è per me suono, degli antichi organi delle chiese, dello splendido Teatro Municipale, delle voci che hanno fatto la storia della lirica ma anche dei valzer e delle mazurche, delle sagre popolari, delle canzoni dialettali un po’ buffe e un po’ malinconiche che dipingono così bene la nostra anima. Certo, è anche il colore delle nostre valli, il sapore del nostro cibo ma per me è essenzialmente suono, anche quello delle cicale negli afosi e deserti pomeriggi d’agosto. A Piacenza ho dato molto, dicevo. Mi resta l’amarezza, ora che la mia musica inizia a girare non solo nel mio Paese, di non poterla portare nel luogo che amo, come fossi un esiliato. Ma questa è un’altra storia...

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